QUALCHE CONSIDERAZIONE SULL’INDAGINE INAPP
L’INAPP (Istituto Nazionale per le analisi delle politiche pubbliche) attraverso l’indagine sui servizi di orientamento (n. 6 pubblicata a Giugno 2023) rileva come i giovani sembrerebbero ritrovarsi perduti in quel mare turbolento chiamato “mondo del lavoro”.
È davvero così?
È la totale incertezza a caratterizzare il mercato lavorativo degli ultimi anni e, i giovani, rispecchierebbero appieno questa assoluta assenza di un porto sicuro su cui approdare, data da situazioni di modelli previsionali poco definibili.
I DATI :
Su una ricerca svolta fra 3.462 giovani trai 18 e i 29 anni:
“il 57% dei ragazzi tra i 15 e i 28 anni non ha alcuna idea sul lavoro che svolgerà nel futuro o sulle competenze professionali che vorrà sviluppare. Tale percentuale, come prevedibile più alta per le fasce di età più basse, supera il 50% per l’età compresa tra i 18 e i 24 anni e si attesta al 41% per la fascia di età 25 e oltre. Ovvero coloro i quali potrebbero e dovrebbero essere già inseriti nel mercato del lavoro. Parliamo di ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Sono soprattutto i maschi ad avere le idee confuse, 60% contro il 55% delle femmine, e gli inattivi, coloro che non studiano e non lavorano”.
ALCUNE POSSIBILI CAUSE
C’è da chiedersi dove ricercare le cause a fondamento di tali numeri.
Alla base vi potrebbe essere una differente visione del lavoro oggi: non più visto solo come mera fonte di reddito, quanto piuttosto come strumento di piena realizzazione delle proprie passioni e attitudini.
Altra causa la si potrebbe poi ricercare nel divario tra mondo scolastico e lavorativo, ma non solo… Le competenze maggiormente richieste dal mercato del lavoro sono fornite in modo adeguato e sufficiente dal sistema scolastico? Saranno le stesse competenze, acquisite oggi, ad essere perfezionate un domani attraverso la pratica professionale?
CONSEGUENZE
Il rischio è quello di restare esclusi dal mercato del lavoro, un mercato che oggi richiedere un costante aggiornamento ed è in continua evoluzione. L’esclusione dalla vita formativa prima, comporta l’esclusione dalla vita lavorativa poi, con la conseguenza peggiore: l’esclusione da quella sociale.
SOLUZIONE: IL RUOLO CENTRALE DELL’ORIENTAMENTO
Diventa quindi necessario un intervento immediato, rivolto alla ricerca di quel porto sicuro che di questi tempi sembra sempre più lontano e irraggiungibile.
Occorre puntare in primis sull’orientamento e sullo sviluppo di competenze mirate.
Occorre creare quanto prima un ponte fra mondo scolastico e mondo lavorativo, due universi che sembrano, a volte, non incontrarsi mai. Occorre sviluppare competenze tecniche, ma non solo. Diventa necessario sviluppare le soft skills, finalizzate a far acquisire ai ragazzi un’identità sociale oltre che professionale, nella quale potranno rispecchiarsi.
A cura di Alice Stevanato